Una scelta, una missione: l’obiezione di coscienza
“Tempi oscuri davvero e maledettamente scomodi! Niente idraulica, niente elettricità, niente di niente!”. Così dice Merlino in un noto cartone per bambini, e mai come di questi tempi ci verrebbe facile parafrasare il celebre mago-guru. E’ il tempo della cancel-culture, della libertà da tutto prima che di tutto, a partire dal pensiero e dalla possibilità di discernere criticamente le dinamiche e i fenomeni che muovono il nostro agire di uomini. In epoca di libertà equivoca e di nuovo totalitarismo mascherato da democrazia, ecco che la famiglia e lo stesso concetto di vita umana subiscono gli attacchi più infamanti, perchè considerate dal moloch globalista ciò che effettivamente sono: la cellula fondamentale che ha retto per secoli l’umana società garantendone stabilità, coesione e destino.
In Italia non è gradita la presenza in ambito sanitario di medici obiettori di coscienza, che sempre più spesso sono tacciati per la loro scelta personale e vengono ostacolati nell’esercitare un loro diritto previsto dalla Legge. Una ginecologa, da noi contattata, si è resa disponibile a rispondere alle nostre domande. L’identità dell’intervistata, per sua stessa richiesta, resta anonima.
Cos’ è un medico obiettore? Perché hai deciso di compiere questa scelta?
Essere un medico obiettore significa che non pratichi l’interruzione di gravidanza né effettui procedure volte all’avvio dell’interruzione. Ho fatto questa scelta perché l’embrione (anche se di pochi millimetri) è vita. È vita dal momento che spermatozoo e ovocita si incontrano, perché già da qui, due metà si uniscono, replicano alla velocità della luce dando origine a quella che è e sarà una nuova vita. Per questo motivo ho scelto di non praticare l’interruzione di gravidanza.
Perché hai scelto ginecologia e cosa ci sai dire sull’informazione che si ha in Italia sugli anticoncezionali e la prevenzione? Si potrebbe intervenire in altri modi per sensibilizzare su questa tematica?
Ho scelto come specializzazione ginecologia e ostetricia perché ho sempre amato i bambini. Lavorare in Sala Parto e aiutare le donne a partorire penso che sia la cosa più bella che si possa fare. C’è un attimo, subito dopo che un bambino nasce, che dura una frazione di secondo in cui cala un silenzio mistico. Nessuno parla e tutti trattengono il fiato fino a quando non si sente il primo pianto. Questi sono i momenti più belli in assoluto del nostro lavoro in Sala Parto.
Penso che in Italia il territorio e quindi i Consultori, siano un’ottima strada per far conoscere alle donne, alle ragazze giovanissime soprattutto, che cosa significhi la prevenzione e che cosa significhi la contraccezione. Ci sono ostetriche, psicologhe, assistenti sociali che, in alcune realtà regionali, si recano nelle scuole per informare ed educare alla prevenzione. Sicuramente ci sono ancora tanti e molti aspetti da migliorare, ma sicuramente è un lavoro prezioso. Al giorno d’oggi i ragazzi utilizzano molto i social, quindi un’idea potrebbe essere anche quella di usare questo tipo di mezzo per cercare di arrivare a loro in maniera più diretta ed efficace per sensibilizzarli sul tema della contraccezione e della prevenzione.
Le ragazze che si presentano in consultorio sono consapevoli delle scelte da prendere?
Le ragazze che si presentano in consultorio richiedendo un’interruzione di gravidanza seguono un percorso specifico con un colloquio con l’ostetrica prima di incontrare il ginecologo, il quale effettua l’ecografia per attestare lo stato di gravidanza e rilasciare il certificato di interruzione di volontaria di gravidanza. Se è necessario in alcuni casi viene attivato anche un percorso psicologico per cercare di aiutare la donna che ha deciso di intraprendere questa scelta.
Hai colleghi che praticavano l’aborto e poi hanno cambiato idea? Se sì, per quale ragione?
Sì, ho alcuni (pochi) colleghi che hanno deciso di sollevare l’obiezione di coscienza dopo che, per anni, hanno effettuato le interruzioni di gravidanza. Il motivo per cui hanno sollevato l’obiezione di coscienza nella maggior parte dei casi è stato perché stava diventando una situazione psicologicamente difficile da portare avanti.
Cosa significa essere un medico obiettore in Italia, oggi? Sei mai stata discriminata in ambito lavorativo e non per la tua scelta personale?
Essere medico obiettore significa non effettuare l’interruzione di gravidanza. Questo implica che non si prescrivono farmaci, non si effettua l’intervento chirurgico per l’interruzione e, in teoria, non si effettua nessuna azione volta ad avviare il percorso di interruzione di gravidanza. Purtroppo su quest’ultimo punto la legge non è chiara. Ci sono realtà in cui il medico obiettore è obbligato a effettuare l’ecografia che attesta lo stato di gravidanza, redigere il certificato di interruzione di gravidanza, etc. Sono stati pubblicati concorsi dove come requisito vi era l’essere un medico non obiettore. Seppure questa condizione non fosse scritta a chiare lettere, emerge dai bandi di concorso la clausola di accesso esclusivamente rivolta a medici che praticano l’aborto. Sì, purtroppo può capitare di sentirsi dire da colleghi, e non solo, che se si è deciso di essere medici obiettori allora abbiamo sbagliato specialità, non avremmo dovuto fare i ginecologi, ma altro.
Quali leggi determinano e regolano il diritto di essere un medico obiettore?
La legge che specifica la possibilità di sollevare l’obiezione di coscienza è la legge 194/78 in particolare art.9. Nell’articolo viene specificata la possibilità da parte del medico di sollevare o meno l’obiezione di coscienza. Il problema è che questo articolo non è chiaro e potrebbe essere anche “interpretabile” riguardo a quali procedure il medico obiettore è tenuto a garantire nei confronti della donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza sia in regime ordinario sia in regime di urgenza. Per esempio se oltre ad astenersi dall’applicare la procedura vera e propria, ossia prescrivere farmaci o effettuare la manovra chirurgica, possa oppure no astenersi anche da effettuare tutti quegli atti medici che permettono l’avvio della procedura ovvero eseguire l’ecografia ostetrica che accerta la gravidanza, redigere il certificato di interruzione di gravidanza, informare e indirizzare la donna presso la struttura dove verrà poi effettuata l’interruzione attraverso la somministrazione di farmaci o l’intervento chirurgico.
Riflessioni personali.
Penso che ogni donna abbia il diritto e la libertà di scelta di fare ciò che vuole del suo corpo. Allo stesso modo, però, anche noi medici abbiamo il diritto di scegliere liberamente se praticare oppure no l’interruzione volontaria di gravidanza. Credo sia giusto che un medico che solleva l’obiezione di coscienza debba essere tutelato nella sua scelta che implica il non effettuare nessun tipo di procedura, né atto medico volto all’avvio del percorso che porterà la donna a interrompere la gravidanza. Purtroppo non esiste una distinzione tra interruzione volontaria di gravidanza e interruzione terapeutica di gravidanza. Dal momento che decidi di essere un medico non obiettore effettui l’interruzione indipendentemente che essa sia volontaria o terapeutica. Credo che ci sia una importante differenza tra le due. L’interruzione volontaria di gravidanza viene effettuata su richiesta della donna. Non riesco a capire come nel 2024 con l’informazione, i social, e la scomparsa dei “tabù” di una volta sia ancora possibile non sapere come si possa prevenire una gravidanza non desiderata. Ti trovi di fronte una donna che ti richiede di interrompere la gravidanza perché “in quel momento lì non ci ho pensato” oppure “ho 42 anni, ormai pensavo di essere in menopausa” o peggio ancora l’adolescente che ti dice “ah ma le mie amiche mi han detto che se fossi rimasta incinta tanto potevo abortire.” L’interruzione terapeutica di gravidanza viene, invece, effettuata quando c’è una problematica fetale o un pericolo di vita per la donna. Purtroppo non è possibile scegliere di praticare solo l’interruzione terapeutica di gravidanza. Se sei un medico obiettore lo sei sia per l’interruzione volontaria che per la terapeutica. Non vi è distinzione. La scelta diventa unica ed è quella che fa stare bene te, quella che ti parte da dentro, dalla profondità della tua coscienza, come medico ma soprattutto come persona. La donna è tutelata e libera nella sua scelta e nel suo percorso, allo stesso modo anche i medici che sollevano l’obiezione di coscienza dovrebbero essere tutelati nella loro scelta sia come professionisti che come persone.
Sara Beati, Archetipo: Strega.
Nata a Torino, patria della Magia. Capricorno, ascendente Bilancia: guerra tra un interiore ostinato e oscuro e una personalità creativa ed equilibrata. Appassionata di letteratura e filosofia, studio discipline esoteriche per cercare un senso alla vita. Lavoro come Tarologa e consulente privata, se sommiamo la passione per la scrittura troviamo il perfetto connubio alchemico per l’avventura in Pensiero Verticale: sviscerare dal punto di vista spirituale l’essere umano. La verità: avrei dovuto studiare psicologia, ma ho impersonato il paziente.