Questo non è un articolo su Chiara Ferragni
Scrivere un articolo su Chiara Ferragni, implica scrivere su Chiara Ferragni, quindi pensare a Chiara Ferragni, ragionare su Chiara Ferragni ed infine, avere un punto di vista su Chiara Ferragni. Il presupposto è già una questione di sostanza: c’è da chiedersi se ne valga la pena. La risposta è certamente no, ma ci prendiamo il vezzo di poterci occupare anche di cose inutili: in fondo qui non c’è la guerra e comunque (quasi) tutti abbiamo da mangiare.
Chiara Ferragni è una influencer, nel senso che il suo lavoro sarebbe quello di influenzare gli altri per come si veste e come si trucca. Lo fa sui social, dove mostra la sua casa, la sua famiglia, la sua Crew (cioè i suoi dipendenti, perché ha una azienda, infatti – scusate – è una imprenditrice digitale e non propriamente una influencer).
Siamo consapevoli che tutti coloro che leggeranno l’articolo, sanno chi è e cosa fa Chiara Ferragni, solo che vederlo nero su bianco implica acquisirne consapevolezza, e questo è il punto di partenza.
È vero che lo stile può anche essere una cosa seria, nel senso che le culture “di strada” hanno sempre espresso la propria identità anche attraverso l’abbigliamento. Il credo di Chiara invece è che lei si sa vestire bene e lo vuole insegnare a fare anche agli altri, che spesso sono ragazzine e sono povere e abitano al settimo piano senza ascensore. Quelle dell’Area C, invece, si sa, hanno altro a cui pensare.
Poi ci sono quelle che hanno circa la sua età e la guardano con un certo senso di ammirazione: perché non sono stata intelligente quanto lei? Anche io avevo Netlog. L’unica influencer che io riconosco è Sidney Fox di Relic Hunter e ho studiato archeologia, anche se adesso lavoro a progetto con contratti trimestrali.
In qualsiasi caso, Chiara ha fatto i soldi, ne ha fatti tanti e, novità degli ultimi tempi, nemmeno troppo limpidamente. Tra la storia del pandoro e quella delle uova di Pasqua, sembrerebbe che si è intascata denaro che avrebbe dovuto devolvere in beneficienza. Tra lo stupore e l’ incredulità generale, per certi versi incomprensibile, ( dove e quando ci ha mostrato la sua caratura morale?) la Nostra sembrerebbe vivere un momento di forte decadenza: le partnership con le aziende non vengono rinnovate, perde followers e il suo sorriso schizzofrenico sui social ha perso smalto.
È ovvio e chiaro che si tratti solo di un momento, che poi tutto passa e che tornerà come prima. O forse no, ma poco importa: ce ne sono tante dietro di lei che hanno le carte in regola per prendere il suo posto.
Alla fine dell’articolo ci si dovrebbe chiedere se il compito è svolto: abbiamo scritto di Chiara Ferragni, ragionato ed espresso opinioni su di essa.
Anche qui, la risposta è no per tutti e tre i punti. Potrei pensare semplicemente di non esserne in grado, ma so, che non è così non è un tema su cui si può realmente scrivere un pezzo. Chiara Ferragni é un fatto di cui prendere atto, che non ha sfaccettature, argomentazioni pronte all’analisi, su cui si può avere un approccio critico. È una parte del nostro tempo che racchiude tante cose e di cui dobbiamo, debitamente, prendere coscienza: basta uno sguardo davvero attento, basta osservare con profondità, per cogliere la sfida che ci attende: far di tutto per restare umani.
Classe 1993 e boomers per scelta (non cercatela su Instagram, non c’è). Laureata in Filosofia con una tesi su la Repubblica di Platone, si ritrova da neolaureata vittima del sistema capitalista (che pensava di poter combattere dai banchi dell’università); dapprima nell’ovvio call center a 5€/ora per poi piombare prevedibilmente in una multinazionale americana nella quale ci sguazza e ci sta bene perché, in fondo, è meglio quando la cultura non dà da mangiare.
Conservatrice per alcuni, Compagna per altri, Rossobruna per gli amici.
Tante virgole e poche cose importanti: per Pensiero Verticale qualche riflessione d’attualità e altra monnezza, con un po’ di stile.